Prosegue lo stato di agitazione Amazon per lo stabilimento di Castel San Giovanni, avviato per l’indisponibilità dell’azienda nell’accogliere le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori riguardanti gli orari di lavoro all’apertura di una trattativa su richieste di adeguamento delle retribuzioni rispetto all’aumentato costo della vita con le RSU e le sigle del Commercio presenti a Castel San Giovanni. Nei mesi precedenti l’azienda ha preteso flessibilità da parte dei lavoratori ed ha informato poche ore prima le RSU sui cambiamenti che voleva introdurre; inoltre durante le trattative sindacali, sono stati comunicati cambi di orario dell’organizzazione del lavoro, segno di atteggiamento non corretto in ambito sindacale; l’8 luglio Amazon ha convocato le varie organizzazioni sindacali, ma anziché cercare un dialogo ed una trattativa, si è limitata a comunicare quanto già deciso a livello nazionale per i siti che applicano il CCNL Merci e Logistica; inoltre ha ribadito che non è disposta a trovare una soluzione, se prima non si toglie lo stato di agitazione. Il nostro segretario Pino De Rosa aveva dichiarato: “E’ evidente che non può essere Amazon a scegliersi gl’interlocutori con cui trattare escludendo quella parte di azienda dove il sindacato è presente da più tempo e, grazie alla elezione dei rappresentanti, la delega è chiara e non ci sono dubbi su chi rappresenta i lavoratori. Amazon sta accumulando guadagni colossali mentre tutti arrancano; se non adeguano seriamente le retribuzioni loro, non concedono i 200 € di buono carburante previsti dal governo con detassazione decontribuzione, non contrattano un premio di risultato… ma chi dovrebbe farlo, suvvià!”. Successivamente Amazon ha replicato alle dichiarazioni dei sindacati: “In Amazon offriamo ai nostri dipendenti varie tipologie di turni, nel pieno rispetto delle normative e del CCNL. Presso il centro di distribuzione di Castel San Giovanni la discussione di un accordo relativo ai turni per i dipendenti è in vigore sin dal 2018. Tale accordo viene rinnovato ogni anno, a seguito di una negoziazione con i sindacati. Amazon ha iniziato un confronto con le rappresentanze sindacali e gli Rsu per il rinnovo dell’accordo relativo al 2022 a gennaio, la trattativa è stata però unilateralmente interrotta ad aprile dai sindacati”; “I dipendenti Amazon  sono assunti inizialmente al 5° livello del CCNL Trasporti e Logistica con un salario che, a partire da ottobre 2021, è stato innalzato a 1.680 euro lordi, tra i più alti del settore, pari all’8% in più rispetto a quanto previsto dal CCNL; il contratto prevede inoltre numerosi benefit che includono sconti per i dipendenti su Amazon.it e un’assicurazione integrativa contro gli infortuni”, “La negoziazione relativa all’accordo sui turni è stata avviata circa 2 mesi di anticipo rispetto alla scadenza, Amazon ha raccolto ed analizzato tutte le proposte avanzate dalle rappresentanze sindacali al fine di trovare un accordo. La maggior parte delle richieste sono state accolte, tuttavia il sindacato ha unilateralmente deciso di interrompere le relazioni”. Successivamente ancora, il nostro segretario Pino De Rosa ha controreplicato in un audio intervista su Radio Sound Piacenza 24: “Amazon non si vuole sedere ad un tavolo con noi, perché nel frattempo Amazon Italia Logistica che raggruppa diversi magazzini che applicano il CCNL della logistica, mentre quello di San Giovanni ha quello del commercio, si è seduta ad un tavolo  ed ha anche prodotto un verbale di incontro con delle indicazioni”; “il problema grave però è che in questa trattativa sono stati esclusi i lavoratori di Castel San Giovanni, i quali sono quelli da più tempo sindacalizzati e sono l’unico stabilimento Amazon in Italia ad avere eletto dei rappresentanti sindacali; questo è di una gravità inaudita dal punto di vista sindacale” “Amazon non può decidere delle cose che ricadono anche sui lavoratori di Castel San Giovanni senza coinvolgerli; forse perché ormai potremo definire i lavoratori di Castel San Giovanni i ribelli di Bezos” aggiunge de Rosa: “Non è solo una questione sindacale quella che stiamo affrontando, è una questione di giustizia sociale a livello minimale, stiamo chiedendo a chi ha tantissimo di concedere parte di quello che ha a chi ha contribuito a farglielo guadagnare, questa battaglia non può essere persa.”

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